Industria 4.0 o 5.0? Il benessere sociale e ambientale fa la differenza

Con “Industria 4.0”, o anche quarta rivoluzione industriale, si identificano tutti i processi di automazione e digitalizzazione che interessano l’industria tradizionale, più legata invece all’intervento umano. Il termine è stato usato per la prima volta durante la Fiera di Hannover nel 2011.
Ci sono alcuni elementi che contraddistinguono l’industria 4.0 e i macchinari dotati di intelligenza artificiale, che mediante l’interconnessione scambiano informazioni in maniera autonoma, la tecnologia 5G e i visori per la realtà aumentata ne sono degli esempi.
I vantaggi dell’industria 4.0, rispetto a quella tradizionale, sono dati proprio dall’utilizzo di tecnologie che permettono di aumentare la produzione a fronte di un notevole risparmio di tempo, forza lavoro ed energie. Infatti, si ottiene la riduzione dei guasti, dei prodotti scartati e delle comunicazioni e un incremento dell’efficienza e della competitività del prodotto finale.
Tale paradigma è stato poi incentivato a livello statale con l’introduzione del Piano Nazionale Transizione 4.0 che prevede la possibilità di fruire di crediti di imposta a fronte di investimenti in beni materiali e immateriali, secondo determinati parametri tecnici, spese per attività di ricerca e sviluppo e di formazione dei dipendenti, sempre su tematiche pertinenti.
Il passaggio obbligato sarà da un paradigma industriale automatizzato e interconnesso ad un modello in cui si utilizza la tecnologia per migliorare la qualità della vita di ogni cittadino, guardando oltre all’aspetto puramente economico del profitto.
Le origini dell’Industria 5.0
Già a metà dello scorso decennio in Giappone Keiju Matsushima, Docente alla Hosey University di Tokyo e presidente del Working Group per il sostegno alle Pmi all’interno del consorzio giapponese RRI (Robot Revolution Initiative), introdusse il concetto di società contestualizzandola come 5.0: “una nuova società intelligente, che assorbe le innovazioni della quarta rivoluzione industriale non solo per migliorare la produttività, ma anche per aiutare a risolvere problemi sociali”. Il focus, quindi, si sposta da un concetto puramente meccanico e produttivo alle esigenze sociali, riportando l’uomo al centro del sistema. Che sia l’inizio di un nuovo rinascimento?
Il ruolo dell’Unione Europea verso l’Industria 5.0
Mentre l’argomento potrebbe sembrare di poco interesse o puramente teorico, lo scorso anno, nel 2021, la Commissione Europea, a riprova dell’attualità del paradigma, ha pubblicato il rapporto Industria 5.0 – verso un’industria europea sostenibile, umanocentrica e resiliente in cui pone come finalità dell’Unione il raggiungimento di “obiettivi sociali al di là dei posti di lavoro e della crescita, per diventare un fornitore di prosperità resiliente, facendo sì che la produzione rispetti i limiti del nostro pianeta e mettendo il benessere dei lavoratori al centro del processo di produzione”.
Pertanto, mentre l’industria 4.0 mira esclusivamente all’efficienza e alla produttività, l’industria 5.0 sfrutta l’utilizzo delle tecnologie senza tralasciare l’unicità dell’azione umana e creando un unico sistema integrato. Quindi, i progetti di innovazione tecnologica e digitale sono visti anche in un’ottica di sostenibilità sociale ed ambientale.
I principi dell’industria 5.0
Il concetto di Industria 5.0 si basa su tre pilastri fondamentali e sfrutta sei tecnologie abilitanti:
- umanocentricità, ovvero una maggiore attenzione ai diritti umani e una visione della tecnologia quale supporto al lavoratore e non il contrario;
- sostenibilità, intesa quale riutilizzo, riciclo, efficientamento energetico, economia circolare;
- resilienza: la possibilità di garantire prodotti e servizi anche in caso di eventi non previsti come pandemie.
Le sei tecnologie considerate abilitanti dall’Industria 5.0 sono:
- Interazione uomo-macchina personalizzata
- Tecnologie ispirate alla natura e materiali intelligenti
- Gemelli digitali e simulazione
- Tecnologie per la trasmissione, l’immagazzinamento e l’analisi dei dati
- Intelligenza artificiale
- Tecnologie per l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, lo stoccaggio dell’energia e l’autonomia.
Come sarà incentivato il passaggio all’industria 5.0?
Come abbiamo visto, il paradigma 5.0 è di particolare interesse, anche a livello politico. Ad esempio, la commissione europea intende introdurre delle linee di intervento a sostegno di piani di investimento che permettano l’attuazione di strategie 5.0.
Gli investimenti necessari per avviare un processo di transizione verso l’industria 5.0 potrebbero essere considerevoli, soprattutto per quelle imprese che ancora non hanno ancora effettuato il passaggio all’industria 4.0.
Al momento il Piano Transizione 4.0 è ancora attaccato al precedente paradigma. Ma l’avvento del PNRR, che inserisce tra i 6 obiettivi quello green ha già dirottato le normative nazionali a porre più attenzione agli aspetti ambientali. Si veda, ad esempio, l’introduzione di un’ulteriore aliquota del 5% da parte del Decreto Aiuti Ter per gli investimenti con obiettivi di transizione ecologica.